La parrocchiale
Iniziamo dalla parrocchiale, definita la Cattedrale della Valle Trompia, per le sue dimensioni e per la sua bellezza.
Le origini.
Nel 1239 un Valentino Pinzoni e i fratelli Bonacursus ed Albertinus vengono investiti da Brixianus, arciprete, delle decime e dei livelli spettanti alla Pieve di Bovegno: è una posizione di rilievo di Bovegno sui Comuni confinanti che denota la dipendenza dalla Pieve di Bovegno.
L’autonomia parrocchiale di Collio dalla Pieve di Bovegno è verosimile che si debba collocare poco dopo e cioè tra la fine del secolo XIII e la prima metà del XIV.
La parrocchia di Collio resasi quindi autonoma da Bovegno sopravanzò, ben presto, quelle limitrofe, anche se la tradizione vuole Memmo il primo nucleo residenziale di tutto il Comune.
Nel corso degli anni la vecchia chiesa aveva subito parecchi eventi catastrofici.Posta fra due corsi d’acqua (Bavorgo e Mella) fu più volte danneggiata da inondazioni rovinose quindi, nel 1750, si decise di ricostruirla ex-novo affidando il progetto a Domenico Corbellini, quando erano parroci Don Comino Spranzi di Collio (1720-1754) e Don Giovanni Spranzi sempre di Collio (1755-1759).
La fabbrica, come la vediamo oggi, fu iniziata poi nel 1758 e la sua costruzione si protrarrà per molti anni fino alla consacrazione che avvenne il27 settembre 1827 ad opera del Vescovo Nava. Nel 1903 furono eseguiti gli affreschi.
Il campanile, decisamente più basso, appartiene ancora alla primitiva chiesa.
La chiesa per la sua imponenza e maestosità, si colloca indubbiamente fra i più notevoli esempi dell’edilizia sacra dell’intera Valtrompia.
Il progettista della facciata fu Matteo Gatta di Bovegno: alla base un possente basamento che porta quattro “paraste” abbinate ad ordine gigante in stile neoionico e, divisa al centro, dal neorinascimentale portone sormontato da un finestrone rettangolare che illumina l’interno.
Le maestose colonne che sostengono l’arco del presbiterio danno a questa chiesa l’imponenza di una cattedrale. La stessa navata si slancia ardita in perfette linee geometriche e volumi architettonici, nella grazia delle svelte colonne e lesene scanalate con capitelli corinzi a fogliame e con nascenti volute abbinate.
Gli affreschi, datati 1903, in splendido stile neoclassico, sono opera di Gaetano Cresseri che esegue nel catino dell’abside il Sacrificio di Isacco, nella volta dell’abside la Trasfigurazione con ai lati gli Evangelisti, nella prima campata della navata, l’Ascensione, nella seconda la predicazione dei SS.Nazaro e Celso, e infine, nella terza, l’Assunzione (1903)
Cresseri ha lasciato la sua firma su ogni affresco.
Le decorazioni, dello stesso periodo, sono opera di Giuseppe Trainini.
Gli altari.
Altare maggiore
Fu progettato assieme alla soasa dall’arc.tto Pietro della Torre e realizzato dal marmoararo Antonio Zani di Rezzato. E’ un altare solenne, splendido di marmi con fregi in bronzo.
Sull’altare campeggia in una elegante soasa di marmo verde e bianco che contiene la pala opera del Cossali.
La pala è un olio su tela (410 x 275) datata 1624 e raffigura il martirio del santi Nazario e Celso patroni di Collio e sullo sfondo l’incendio di Collio.
Il primo altare a destra è intitolato a Cristo in Gloria e Ognissanti ed è di impronta barocca
Il quadro ad olio su tela, rappresenta in alto l’Incoronazione della Madonna e, in basso, vari santi tra cui spicca San Pietro con le chiavi, e l’immancabile San Carlo.
Il dipinto è di scuola riconducibile al veneziano Giacomo Palma il Giovane (morto nel 1628) ed è databile circa a metà del 1600;
Il secondo altare a Destra è dedicato alla Madonna del Rosario ed è anche questo di impronta tipicamente Barocca.
L’altare è dominato della statua della madonna, opera della bottega Poisà, raccolta in una soasa settecentesca che illustra i quindici Misteri del Rosario (olio su tela 0,40 x 140).
Il terzo altare (il primo a Destra per chi entra dl fondo) è dedicato alle anime purganti o del suffragio.
La pala è una tela secentesca (olio su tela 286 x 192 oppure ? 323 x 164) di Sante Cattaneo (1638) raffigurante Cristo Redentore con i S.Luigi Gonzaga e S.Gaetano da Thiene e le anime purganti.
Il quarto altare (il primo a sinistra entrando dal fondo della chiesa) è dedicato a S.Antonio (anceh detto del Cristo morto).
La Pala di cui non si conosce l’autore, rappresenta la vergine in cielo su di una nuvola con alla destra S.Antonio. In basso sono riprodotti a Sinistra San Eustacchio con la corazza e a destra San Domenico. Il cervo è un chiaro riferimento alla leggenda di San Eustacchio.
Tale altare è dedicato ai cacciatori.
Il quinto altare, dedicato al volto di Gesù, (Cristo morto?) ha mensa in marmo rosso, con pallio finemente lavorato e bellissimo fastigio.
La pala rappresenta Cristo deposto adorato dagli Angeli con i simboli della passione
E’ un olio su tela della dimensione di cm 370X210 in discreta conservazione, tirato su telaio nel 1960.
E’ datato 1624 ed è il secondo quadro presente in parrocchia del Cossali.
Il sesto altare (il primo sa sinistra se si guiarda l’altare maggiore) è dedicato a San Giuseppe (detto anche della della Visistazione).
Altare, di stucco, ricco di statue, di santi e di guerrieri della scuola dei Carrà ed è dominato da una tela settecentesca (ad olio 205 x 147) raffigurante la visita di Maria a S.Elisabetta.
L’autore è Antonio Gandino pittore attivo a Brescia fra il 1560 e il 1630.
E’ un olio su tela delle dimensioni di cm 203,5 x 144
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